La pioggia totura incessantemente il ponte della nave,
rimbombando molesta nei miei alloggi, nella cambina. Il viaggio, sotto i colpi
di questa grigia e continua tempesta, sembra ancora più lungo. L’odore della
salsedine e della pioggia gonfia l’aria umida ed appiccicosa, rimane sulla
pelle, nel sangue delle persone. Non mi piace.
Stiamo giungendo al porto di Calais, dovemi attende la carrozza che lenta mi porterà nelle Terre di Germania.
Calais.
I ricordi raggiungono la mia mente come una luce troppo fioca nella nebbia. E' lo stesso porto da cui sono partita per tornare a Parigi anni fa, lasciandomi alle spalle il dolore che solo Londra è riuscita a procurarmi.
L'idea di rivedere le sue mura mi infastidisce. Vorrei bruciasse fra le fiamme.
Mi ritrovo nuovamente qui a pensare, cullata in malomodo
dalle onde, mentre il ritmico ondeggiare della lampada produce sulle pareti
della cabina scure ombre dall’aspetto minaccioso, i miei pensieri.
Troppo a lungo ho indugiato, troppo a lungo mi sono concessa
di non voler interferire con loro, per farmi amare. Ora è giunto il momento di
muovere nuove pedine, stupirli, cambiare le carte in tavola.
Il Consiglio ha chiesto i Krypteia. Il consiglio mi ha
ricordato la mia promessa, il mio ennesimo dovere. Si ricorderanno, di questi
miei sacrifici , in futuro?
Si ricorderanno quello che mi hanno obbligata a soffrire, nel corpo e nello spirito?
Avranno il loro sangue mortale, sì, lo avranno.
Noi gli daremo quello che hanno chiesto. Il debito sarà finalmente saldato. Potrò chiudere definitivamente i conti con quanto ho fatto sia per Lain che per Adrien.
La mia redenzione sarà completa.
Piove. Continua a piovere. Il rumore mi riempie la testa. Gli odori sono sempre gli stessi, sopra questa nave, non cambiano.
Sale e persone.
Mi si stringe la gola.
Poche ore ancora e saremo a Calais. Dannata Calais.